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Plastica Monouso Vietata: cosa stabilisce la nuova direttiva europea

Plastica Monouso Vietata: cosa stabilisce la nuova direttiva europea
Pubblicato in: Sostenibilità

Il problema dell’inquinamento derivante dalla dispersione nell’ambiente della plastica è una minaccia che colpisce tutti noi. Sono però soprattutto gli oceani a risentirne. Basti pensare che almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei nostri oceani ogni anno, e questa plastica costituisce l’80% di tutti i detriti marini, dalle acque di superficie ai sedimenti marini profondi (fonte: www.iucn.org). L’Unione europea stima addirittura che, se non si pone un freno a questo fenomeno, entro il 2050 il peso delle plastiche presenti nei mari sarà superiore a quello dei pesci. La plastica causa gravissimi danni sia alle specie marine sia all’uomo, dal momento che incide sulla sicurezza alimentare e sulla qualità del cibo che ingeriamo, esponendoci a sostanze chimiche pericolose per la nostra salute. Inoltre, il lentissimo processo di decomposizione di tale materiale (una cannuccia si decompone in 200 anni, un bicchiere in 450 anni) fa sì che esso si accumuli lungo le coste densamente popolate ed economicamente sfruttate.

Plastica monouso: la direttiva europea

L’utilizzo smodato della plastica monouso rappresenta uno dei principali motivi per cui vere e proprie isole di plastica si muovono galleggiando sulle superficie oceaniche. Secondo la definizione dell’Unione europea, per prodotto in plastica monouso si intende “il prodotto fatto di plastica in tutto o in parte, non concepito, progettato o immesso sul mercato per compiere più spostamenti o rotazioni durante la sua vita essendo rinviato a un produttore per la ricarica o riutilizzato per lo stesso scopo per il quale è stato concepito”. Quando si parla di plastica monouso, dunque, ci si riferisce a tutti quegli oggetti di plastica usa e getta, quali cannucce, piatti, , posate, cotton fioc, contenitori per alimenti. Questo tipo di plastica ha però un impatto ambientale altissimo. È per tale motivo che l’Unione europea si è mossa nel 2019, approvando la direttiva 2019/904, anche conosciuta come direttiva SUP (Single Use Plastic).

La direttiva europea mira a ridurre la quantità di rifiuti plastici di almeno il 50% entro il 2025 e dell’80% entro il 2030. L’obiettivo è quello di combattere l’onnipresenza della plastica nella nostra vita quotidiana, anche al fine di incentivare l’utilizzo di oggetti realizzati con materiali eco-friendly, ad esempio in polimeri organici (bamboo, cellulosa), biodegradabili e non tossici per l’ambiente. Da sabato 3 luglio 2021, la commercializzazione di prodotti in plastica monouso per cui esistono alternative è vietata. Il divieto è esteso anche ai prodotti realizzati in plastiche ossi-degradabili e in polistirene espanso. Per il momento, tuttavia, la nuova normativa non impatta sull’utilizzo delle bottiglie di plastica, dei flaconi per detergenti, dei bicchieri monouso, ma ne consiglia comunque la riduzione del consumo. Bisognerà presumibilmente aspettare ancora qualche tempo prima che vengano trovate delle alternative ecologiche a basso costo per questo tipo di “contenitori”. La direttiva SUP stabilisce inoltre che entro il 2025 le bottiglie dovranno contenere almeno il 25% di plastica riciclata, mentre entro il 2030 ne dovranno contenere almeno il 30%. Dal lato dello smaltimento e della raccolta differenziata, gli Stati europei dovranno impegnarsi entro il 2029 a raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica.

In conclusione, si può comprendere come la direttiva SUP rappresenti un passo significativo verso quella transizione ecologica tanto auspicata per porre un freno al degrado dell’ambiente. La direttiva europea, infatti, intende promuovere comportamenti e pratiche sostenibili, dando un’accelerazione verso un modello di crescita più attento alla salute del nostro Pianeta.

L'impegno di Econviene

Tutti noi, come singoli cittadini, dobbiamo giocare la nostra parte, cercando di evitare l’utilizzo della plastica ogni qualvolta vi sia un’alternativa ecologica e innovativa. L’impatto ambientale della plastica, sia essa usa e getta o meno, è sotto gli occhi di tutti. In questo senso, il fatto che un prodotto perfettamente integro dal punto di vista delle proprietà chimico-fisiche venga gettato (ci riferiamo ai prodotti fine stock, a scadenza ravvicinata o leggermente danneggiati) non rappresenta solo uno spreco del prodotto stesso. Così facendo, infatti, si immette nell’ambiente una confezione o un flacone inquinante senza che il prodotto contenuto al suo interno abbia avuto alcun tipo di utilità. Il progetto zero_spreco di Econviene cerca di rimettere in commercio questi prodotti per evitare che vengano smaltiti senza nemmeno essere mai utilizzati.

Su Econviene puoi trovare anche diversi brand che hanno già provveduto a sostituire la plastica o altri materiali dannosi per l’ambiente con alternative eco-friendly come per esempio:

Siamo sempre alla ricerca di nuovi prodotti più sostenibili e a basso impatto ambientale. Intanto, abbiamo sostituito la plastica che mettiamo all’interno delle nostre scatole per proteggere i prodotti con una plastica completamente riciclabile, cosicché essa possa essere recuperata gettandola negli appositi contenitori.

3 anno fa